Siamo usciti dalla nostra recente parentesi nei Balcani con una nota di ottimismo. Abbiamo potuto scoprire la Bosnia Erzegovina come un Paese che sta voltando pagina. Voltare pagina però non equivale a dimenticare. E ancora una volta possiamo trarre una lezione importante da un Paese che sembra vivere più dignitosamente di noi il proprio passato.
Adesso non vogliamo fare paragoni disfattisti con l’Italia, sia chiaro. Il nostro viaggio nei Balcani ci ha portato parecchi spunti di riflessione. Vogliamo semplicemente dedicare un pensiero al ricordo dei tre giornalisti Rai rimasti uccisi da una granata il 28 gennaio del 1994, proprio a Mostar.
La targa in ricordo dei giornalisti italiani uccisi a Mostar
Una targa ricorda il tragico avvenimento. Marco Luchetta, Dario D’Angelo e Alessandro Ota erano a Mostar per realizzare un servizio che parlasse dei bambini vittime della guerra nella Ex Jugoslavia. Purtroppo il loro viaggio non ha avuto ritorno.
Ancora una volta parliamo di una testimonianza importantissima sulla guerra in Ex Jugoslavia. Ancora una volta si parla del rapporto che i bosniaci hanno quotidianamente con una realtà che, pensandoci, non è poi così lontana. Parliamo di una guerra avvenuta poco più di 20 anni fa. La chiave della rinascita convinta di una Nazione potrebbe essere anche in questo stretto rapporto col passato. Negare il passato può portare a ripercorrere strade sbagliate, ma onorare il passato, può dare la giusta serietà a qualsiasi sforzo che possa mirare a una società migliore.

Targa in ricordo dei giornalisti italiani uccisi a Mostar nel 1994
Un pensiero, da giornalista pubblicista quale sono, lo vorrei dedicare alla categoria stessa che mi rappresenta. Io tutto sommato sono un amatoriale, ho qualche collaborazione attiva con alcune riviste e siti, situazioni del tutto gratuite ma che gestisco con la massima serietà. Sarebbe bello vedere serietà anche negli occhi e nelle parole di tutti i rappresentanti di questa categoria. Non ci si mette in testa che essere giornalisti è anche una responsabilità e troppo spesso si ha a che fare con situazioni di anarchia totale nel settore. Cerchiamo di imparare le lezioni più importanti che i giornalisti più appassionati ci hanno lasciati nel tempo. Mettiamo a frutto le esperienze, anche tragiche, degli altri per dare dignità al nostro operato.
Rivolgiamo un’ultima frase in senso positivo all’ottimismo in cui dobbiamo convertire ogni nostra esperienza facendone tesoro. Viaggiare è un privilegio che riusciamo a ricavarci in una vita fatta anche di altre cose. Viaggiare responsabilmente e accendendo il cervello è quasi un dovere.
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